"Urbs antiqua et nobilis" & Il Borgo Precacore

 

La città di Samo fu fondata nel 492 A.C. da una colonia di greci giunti in Calabria dall’isola di Samos scappando dalle incursioni di Dario (Re di Persia).

Arrivati sulla costa Jonica si diressero verso l’interno e fissarono la loro prima sede in prossimità di un piano, stabilendosi al di là del fiume La Verde, nella contrada chiamata Rudina.

La città divenne presto un grande centro di commercio, i primi abitanti del luogo erano dediti al cesellamento dei vasi di terracotta che poi vendevano nei mercati del vicino Oriente.

La città di Samo si ingrandì molto presto, i suoi confini si estendevano da Capo Bruzzano fino a Gerace e in pochi anni sorsero grossi centri di cultura. A Samo fu costruito un grande porto, dove si contavano più di sette navi che salpavano il mare collegando la costa calabra con le isole greche.

Nelle vicinanze del monte Scapparrone sorgeva una miniera piena di preziosi metalli (in particolare argento) che i samesi estraevano con grande cura.

Le vie che congiungevano le contrade con l’abitato urbano erano piene di laboratori dove si lavorava l’oro e delle botteghe dove si lavorava la ceramica, e si fabbricavano vasi di terracotta.

In alcuni manoscritti dell’epoca viene riportato che in un lungo corso nel cuore della città si trovavano sette Oreficerie , che erano le più rinomate di tutta la Magna Grecia.

Col passare degli anni secondo alcuni censimenti la città di Samo contava all’incirca ottantamila abitanti. Erano presenti numerosi monumenti e da racconti tramandati da generazioni in generazioni si narra che la città contava sei Chiese (Santa Domenica, San Nicola de Rosamanis,  San Carlo, San Ferdinando, Santa Caterina e Santa Maria della Verde denominata così per la vicinanza al fiume) e un Monastero di  monaci Basiliani.

Va aggiunto che la città di  Samo (tra leggenda e realtà) vanta i natali del famoso Pitagora, grande matematico, astronomo, musicista, medico e filosofo che fù il primo a sostenere che il sole e la terra avevano una forma sferica.

La teoria che Pitagora nacque a Samo di Calabria viene confermata da tanti scrittori del passato tra cui: Protagora, Aristarco, Epicuro, Cicerone e San Tommaso d’Aquino. 

Dopo il periodo della Magna Grecia le notizie storiche su Samo diventano sempre più rare, si può solo ipotizzare che la “Grande Città” decadde intorno al 216 A.C. durante la seconda guerra punica quando Locri si arrese ad Annibale ed ai Cartaginesi…

La città di Samo trascorse un altro periodo fiorente poco prima delle incursioni saracene, popoli islamici che saccheggiavano e distruggevano tutto accesi dal loro fanatismo religioso, e infatti nel 976 guidati dall’emiro Abu ‘al Qasim la  città di Samo fu completamente distrutta: le terribili scorrerie saraceniche seminarono sull’abitato paura e morte, il porto subì notevoli danni, le navi furono distrutte, le gioiellerie e i vari negozi dove si lavoravano i vasi di terracotta furono incendiati, e non risparmiarono nemmeno le chiese che furono interamente rase al suolo. I superstiti abbandonarono la città ormai devastata e si diressero all’interno, in direzione di un monte che in seguito fu chiamato Palecastro dove intorno all’anno 1000 rifondarono la città, che col passare degli anni si ingrandì e si fortificò sotto il dominio di Filippo Santacroce, poi sotto Re Carlo ed infine nel 1311 sotto la guida della principessa Margarita di Cariati.

Passarono gli anni e la città nel 1349 fu colpita da un violento terremoto che distrusse la Chiesa  di Santa Maria e quella di Santa Cristina, mentre la Chiesa di San Giovanni Battista restò danneggiata solo in parte. La città si fortificò ancora nel ricordo di quel glorioso passato con il nucleo cittadino principale a Vallefonda dove era custodito un cavallo alato (il famoso Pegaso d’oro) di 21 Kg d’oro pregiato.

A questo punto si inserisce nella storia una triste leggenda che trova conferma nella realtà.

Si narra che intorno al 1530 Samo venne distrutta completamente da un nubifragio che durò sette giorni e sette notti, di questa immane sciagura non rimasero che poche persone, tra cui una donna di nobile Casato (probabilmente una Principessa) la quale perse suo marito e sette figli, ed in quel momento di grande dolore si affacciò da un ripiano ed esclamò: “ mamma, o mamma , nel vedere la mia Samo così distrutta mi Crepa il cuore”.

Prendendo spunto da questa leggenda il nome della città fu cambiato prima in Crepacuore e successivamente in Precacore.

Sul piccolo borgo di Precacore alle falde del castello di Pitagora (monte a forma di castello), i cittadini vivevano di pastorizia, agricoltura e produzione di vasi di terracotta.

In ricordo dell’antiche tradizioni, la mattina del 24 giugno sul piccolo borgo era festa solenne.

Era il giorno del Patrono (San Giovanni Battista della Rocca) e sin dall’alba si udiva lo scampanio di campane, squilli di tromba e scoppi di mortaretti che allietavano il borgo.

A mezzogiorno veniva celebrata la “Messa Grande”, alla quale seguiva la solenne processione, dove tutti gli uomini volevano prendere parte al trasporto della statua, il cosiddetto “incanto della Vara” che prevedeva che chi offriva più grano aveva la precedenza per il trasporto e attaccava alle aste della Vara un fazzoletto bianco per far rispettare la precedenza.

La mattina di Pasqua sull’antico borgo invece si svolgeva il rito dell’Affruntata in cui le donne stavano tutte raccolte da una parte, guardando la statua del Battista nei viaggi che faceva per dare   l’annunzio alla Madonna della resurrezione di suo Figlio.

La statua del Patrono e quella della Madonna dell’Annunciazione si conservano intatte tutt’oggi (dopo un recente restauro) nella Chiesa del nuovo paese.

Precacore venne quasi definitivamente distrutto dal terremoto del 28 dicembre 1908, in seguito a quel cataclisma il paese venne ricostruito nel luogo attuale e nel 1911 riacquistò il primitivo nome di Samo. Nel 1930 (periodo fascista) furono aggregati a Samo altri due comuni che in passato erano castelli di Precacore: Caraffa  e S. Agata, che fino al 1946 costituirono insieme un solo Comune sotto il nome di Samo di Calabria. 

Sull’antico borgo di Precacore di recente è stato intrapreso un restauro che sta riportando alla luce le antiche bellezze della Chiesa di San Giovanni Battista, della Chiesa di San Sebastiano e della casa del parroco (e sembra imminente il restauro di altri ruderi, tra cui si presume una vecchia casa baronale).

 

 

 

 

 

Antico borgo costruito prima del 952 durante le scorrerie saracene in Calabria "sopra una roccia sola" a sinistra della fiumara La Verde. Il nome Precacore secondo Vincenzo Tedesco deriva dall'esclamazione di una donna sventurata, forse la duchessa del luogo che, a causa del terremoto del 349, avendo perso il duca suo marito e sette figli, esclama: Ah, crepacuore! Ah crepacuore! E da questa ripetuta esclamazione il borgo trasse il nome di... Continua

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Home Page